E ho detto tutto

Abbiamo detto tutto. Ci siamo indignati, abbiamo rabbrividito, siamo rimasti inorriditi per gli attentati terroristici che negli ultimi due anni hanno sconvolto l’Europa e il mondo. Ci siamo dichiarati tutti “Charlie Hebdo”, poi di volta in volta tutti berlinesi, londinesi, siriani, francesi di Nizza, persino turchi, prima ancora thailandesi, russi di San Pietroburgo (con qualche distinguo) e, per ultimo, tutti cittadini di Manchester. In poche parole, “una faccia, una razza (globale)” perché esprimere solidarietà virtuale tramite i social fa sempre bella figura: costa nulla, fa chic e non impegna, come i vestiti “casual” buoni per ogni occasione. Altro discorso è avere l’immigrato sotto casa, in quel caso esprimiamo tutto il nostro innato sciovinismo, “il Piave mormorò, non passa lo straniero”.

Abbiamo detto tutto anche contro le mafie. In occasione del 25esimo anniversario della strage di Capaci, abbiamo ricordato il giudice Giovanni Falcone e, per triste analogia, anche il collega Paolo Borsellino. “La mafia è una montagna di merda”, “Adesso uccideteci tutti”, “La società civile è la diga contro il fenomeno mafioso”: anche in questo caso, per non farci mancare nulla, ci siamo indignati, abbiamo rabbrividito e siamo rimasti inorriditi di fronte a quelle immagini strazianti di un quarto di secolo fa. Poi, però, nessuno a dire che la mafia, in certi posti, è tutt’altro che contrastabile. Facile sostenere che è mafioso anche chi si volta dall’altra parte, chi non denuncia, chi non si oppone. Andate a raccontarlo al disoccupato di Platì, al padre di famiglia di Rosarno, alla casalinga di Locri, al commerciante onesto di Siderno; ditegli che è un codardo se non si schiera apertamente contro il boss locale, fategli notare che è un vigliacco se non combatte con senso civico gli esponenti della famiglia mafiosa che detta legge. Col culo degli altri è sempre tutto semplice. Perché in certi posti, dove appunto la legge è rappresentata dal potere mafioso, la criminalità organizzata è inestirpabile. Hai voglia a dire il contrario, a sostenere che la cultura, la scuola, l’impegno sociale, le nuove generazioni: tutta aria fritta in un concentrato di luoghi comuni e frasi fatte che vengono riproposte con le stesse modalità da oltre un secolo. Falcone sbagliava a sostenere che come tutti i fenomeni umani, anche la mafia ha un inizio e una fine. Qui al sud, la mafia si è sostituita allo Stato in modo strutturale, offre posti di lavoro, percorsi preferenziali per ottenere una visita medica specialistica, controlla il territorio, è spesso riverita e ossequiata dalla Chiesa, gestisce molteplici attività economiche, incarna il potere politico. Chi fa finta di non vedere o è cieco o è ipocrita. O, in modo del tutto comprensibile, si fa i fatti suoi per non rischiare la pelle. Benvenuti al Sud, dove ottenere ciò che da altre parti è scontato, qui rappresenta una conquista.

Settimana scorsa si è svolta l’annuale Fiera del Libro di Torino. Confesso che mi sarebbe piaciuto partecipare, anche in virtù dell’ultimo mio giallo pubblicato qualche mese fa. E invece sono rimasto a casa. Pazienza, ho trovato il modo di consolarmi ultimando il corso di criminologia all’Università della Calabria e facendo due ore di lezione di economia e indici di bilancio a una quinta classe dell’Istituto tecnico per ragionieri di un comune alle porte di Cosenza. Devo dire che entrambe le esperienze mi hanno molto gratificato, il contatto con i ragazzi è davvero straordinario. Tornando ai libri, in previsione del prossimo romanzo per prima cosa fonderò una casa editrice, poi mi autopubblicherò e, dulcis in fundo, mi autoinviterò a presentare il mio lavoro alla rassegna torinese. Evitando, nel frattempo, di autoindispettirmi o di autononpromozionarmi.

Ultima “chicca”, perché mi hanno detto di essere breve nei miei articoli (e infatti per due settimane ho scritto solo di sport rinunciando ai miei sproloqui logorroici). Ho letto da qualche parte che alcuni fisici e matematici statunitensi avrebbero dichiarato che in un futuro non troppo lontano sarà possibile viaggiare nel tempo. Dopo averci pensato un po’ su, sono giunto alla conclusione che, a conti fatti, non mi piacerebbe andare né nel passato né nel futuro. E forse, visto questo presente, potendo autosospendermi lo farei senza esitazione alcuna, in attesa di tempi migliori. E ho detto tutto.