Punti di vista

L’ex Ct della Nazionale Italiana di calcio, il vituperato Giampiero Ventura, resistendo alle pressioni che ne invocavano le dimissioni a causa del fallimento azzurro in chiave qualificazione ai campionati mondiali in Russia,  percepirà, in quanto esonerato, l’intero ingaggio fino al prossimo mese di giugno. Vale la pena ricordare che, se si fosse dimesso, avrebbe di fatto rinunciato al diritto ad incassare la rimanente parte di retribuzione prevista dal contratto in scadenza tra sei mesi. Un cattivo esempio tutto “made in Italy” che fa il paio, come a scopa, con quello fornito dall’altro protagonista della mortificante vicenda, il presidente della FIGC Carlo Tavecchio. Quest’ultimo, in fondo, assurge al ruolo di principale responsabile: ricade, infatti, sul numero uno della Federcalcio la scelta di affidare a Ventura le redini della Nazionale; ma come per l’ex tecnico, neppure Tavecchio ha palesato il buon senso di accollarsi colpe e responsabilità, tanto è vero che, senza che l’ipotesi di rimettere il mandato lo sfiorasse neppure di striscio, ha subito precisato che le sue dimissioni non erano all’ordine del giorno. L’esonero di Ventura si traduce, a spanne, in circa 750 mila euro da corrispondere a termini di contratto, vale a dire la restante quota di uno stipendio annuo che si attesta sul milione e mezzo.

Troppi? Bé, se li mettiamo in relazione alla figuraccia professionale e soprattutto alla mancanza di dignità nel farsi carico del clamoroso flop, certamente. Poi, come sempre, nella vita è tutto relativo.

Le grandezze non sono esattamente misurabili o quantificabili se non mettendole in relazione tra di loro. Si dice punti di vista.

Infatti, i danari che intascherà Ventura non sono che pochi spiccioli di fronte a quelli che dovrà rimborsare Veronica Lario al Cavaliere, il quale per trentasei mesi circa ha corrisposto all’ex moglie un assegno mensile di separazione pari a un milione e quattrocentomila euro. In sostanza, l’ingaggio annuale di Ventura il Berlusca lo ha pagato ogni trenta del mese all’ex consorte. A conti fatti, un esonero al mese per tre anni. Meno male che la Lario non fa di mestiere l’allenatore di calcio…o comunque, vista da un’altra prospettiva, per Silvio sarebbe stato molto più conveniente sposarsi Ventura e dare il benservito a lui, piuttosto che alla moglie. Ora che la Corte d’Appello di Milano ha accolto il ricorso dei legali di Berlusconi, la Lario non solo dovrà rinunciare alla “modica” somma percepita mensilmente, ma in aggiunta dovrà restituire all’uomo del Biscione circa 43 milioni. Al cospetto, quei 750 mila euro che l’ex Ct percepirà fino alla prossima estate, sembrano bruscolini.

Punti di vista, per l’appunto. Basta mettere a confronto situazioni e circostanze, e la prospettiva cambia radicalmente, come pure la percezione e le sfumature in contesti diversi.

Prendiamo il caso della morte di Totò Riina. Il giudizio sul mafioso non può e non deve subire alcuna indulgenza, e ci mancherebbe pure. Ma l’esultanza “social” per chi muore la trovo, senza mezzi termini, triviale. Oltre che infantile e puerile. E non mi scandalizza per nulla il dolore che può provare un figlio o una moglie per la dipartita di un congiunto, chiunque esso sia. Ritengo, anzi, che sia un fatto del tutto naturale, il cui contrario apparirebbe ai miei occhi come un patetico e malriuscito tentativo subdolo e vigliacco costruito ad arte per accattivarsi simpatie a prezzi di saldo. Anche in questo caso, punti di vista, che cambiano a seconda dell’angolazione e della prospettiva dalla quale certe situazioni vengono osservate e analizzate.

Va poi sempre tenuto conto della tendenza del momento, della moda che indirizza atteggiamenti e comportamenti. Oggi il trend diffuso è quello della denuncia postuma per molestie sessuali. A distanza di anni, improvvisamente, ci si ricorda che quel tale giorno il tizio che ci offriva lavoro ha allungato le mani o si è esibito in spudorate avances. Comodo esternare sofferti stati d’animo e lacerazioni psicologiche dopo aver incassato compensi e ottenuto fama e successo. Mi chiedo se da tale punto di vista potrebbe valere anche l’esatto contrario, ossia il grave disagio in termini di ridotta autostima, provocato dall’aver ricevuto un netto rifiuto in età adolescenziale. Se la cosa dovesse avere un fondamento, ho già pronte una serie di querele nei confronti di amiche, conoscenti, compagne di scuola e donzelle varie. Mi aspetto un risarcimento milionario, da far impallidire tanto l’ex Ct che la stessa Veronica Lario. Giusto per informarvi, ho già allertato il mio legale di fiducia…