Le parole dell’ex brigatista Barbara Balzerani non hanno diritto di cittadinanza. Risultano fuori luogo, deliranti, scollegate da qualsiasi ragionamento storico e politico. Cosa significa che “quello della vittima è diventato un mestiere che ha il monopolio della parola”? Piuttosto, bisognerebbe interrogarsi sul significato dell’atto pseudo-rivoluzionario. Una rivoluzione necessita di un progetto politico, di un largo sostegno del popolo attraverso un’operazione diffusa di informazione, di un’azione condivisa progressiva e programmata tesa a sostituire “lo stato di cose presenti”: viceversa, diventa pura testimonianza violenta. Gli omicidi di qualche sindacalista, di magistrati o uomini politici, appaiono nella loro drammaticità più come eventi isolati e fini a se stessi che non come il disegno organico di modificazione dei rapporti di forza sociali. Fu quasi guerra civile, ma la rivoluzione è un’altra cosa…
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