Teoria sull’ora legale

E così, cambia l’orario. Bella scoperta, succede ogni anno. Quando arriva il momento, arriva. Come il giorno in cui smontare l’albero di Natale, come il suono della sveglia del primo lunedì lavorativo dopo le ferie estive, come il ricomparire, a distanza di un anno, dell’allergia primaverile. Puntuale come la morte, non c’è santo che tenga.

Ora, provando a resistere alla tentazione di interrogarsi sui nefasti effetti psico-fisici prodotti dall’ora legale, l’aspetto che, secondo me, vale la pena approfondire riguarda le modalità legate allo spostamento in avanti delle lancette dell’orologio. In altre parole, per quale motivo l’operazione deve avvenire esattamente alle due del mattino di un sabato notte? Chi diavolo l’ha stabilito? E per quale oscura ragione? In ossequio a quali misteriose alchimie astrali?

Non si tratta di mero puntiglio o semplice schiribizzo, bensì di questione assai rilevante che determina pesanti frustrazioni sull’equilibrio di vita di ogni individuo. Mi spiego meglio: l’avanzamento delle lancette in piena notte determina la perdita di un’ora di riposo se si dorme, di un’ora di divertimento se si è impegnati in altra attività, di un’ora di cultura se si è intenti a leggere un libro, insomma, di un’ora di vita riconducibile alla sfera strettamente personale dell’individuo. Quell’ora non si recupera, fidatevi: è una presa in giro la giustificazione secondo la quale con il ritorno all’ora solare, a fine ottobre, il saldo sarà riportato in pari. Infatti in autunno, in quella determinata circostanza, il cambiamento di orario avrà un significato filosofico completamente opposto: tornare di un’ora indietro con le lancette equivarrà intrinsecamente a tentare di rifare con esito differente qualcosa fatta male, replicare monotonamente un percorso già sperimentato o, in ultima analisi, al massimo dormire un’ora in più. Si torna indietro per rimediare agli errori commessi, non per fare. Difficilmente, infatti, qualcosa di ben riuscito potrà essere riprodotto con uguale soddisfazione senza rischiare di peggiorare il risultato già ottenuto, tenendo oltretutto conto del fatto che le cose riuscite bene, per natura le si contempla senza riproporle: Leonardo non ha realizzato una copia della Gioconda, né Michelangelo ha scolpito una seconda Pietà, o forse Paganini ha mai ripetuto? Si potrebbe fare qualcosa di diverso, è vero, ma non dimentichiamoci che sono sempre le due del mattino…insomma, come diceva qualcuno, indietro non si dovrebbe tornare nemmeno per prendere la rincorsa, invece…

…invece con l’ora legale il concetto si capovolge in peggio, in quanto perdere 60 minuti in un sol colpo significa dover rinunciare a fare qualcosa e non miseramente a rifarla daccapo provando tutt’al più a concepirla in modo diverso: invero, significa non farla proprio! Nei fatti, un’ora di vita persa. Azzerata per decreto. Scippata in ragione della convenienza economica del sistema. Bruciata, cancellata, vaporizzata con un semplice spostamento di lancette. A pensarci è pazzesco! Quante cose si possono fare in un’ora! Ma allora perché, pur ammettendo la necessità di sfruttare la luce solare e quindi favorire un risparmio energetico, non si decide per esempio di spostare avanti le lancette alle undici del mattino di un lunedì, o alle tre del pomeriggio di un qualsiasi giorno feriale? Chi è quel pazzo che ha fissato l’operazione in piena notte? Per lo meno, rinviando di giorno l’operazione, al disagio psico-fisico si opporrebbe la certezza di lavorare un’ora in meno. Volete l’ora legale? Bene, ma quell’ora persa se la accusasse il sistema, il nevrotico mondo degli affari, la finanza, l’industria, e non le persone: restituite quell’ora di vita alle attività individuali, liberando la gente di un’ora di rottura di coglioni così da non sacrificare spazi di esistenza vitali, già di per se molto limitati.

Qualcuno obietterà: e poi, a fine ottobre, lo spostamento indietro delle lancette dovrebbe però avvenire sempre alle undici del mattino di un giorno feriale, replicando una noiosa ora lavorativa? Giammai! Indietro non si torna nemmeno per prendere la rincorsa!