ComeTe – Carlo Minervini

Il caso ha voluto che terminassi la lettura di “ComeTe”, opera prima di Carlo Minervini, nel paese di Albidona, immerso in uno splendido scenario naturale a pochi metri dalla famosa torre risalente al XVI secolo.

Posso darvi un consiglio? Non leggetelo.

Se non amate la bellezza, la cultura, l’arte, la storia e il concetto di “viaggio”, nell’accezione più ampia del termine, evitate di immergervi in quelle pagine intrise di bello. Perché “ComeTe” e’ soprattutto la storia di un viaggio, reale e metafisico, interiore e concreto, onirico e tangibile, nella bellezza, con la bellezza e tra la bellezza. Il sogno diventa realtà quando l’autore, descrivendo posti incantati e sospesi nel tempo della nostra magnifica Calabria, trascina per mano il lettore alla scoperta (e riscoperta) di luoghi dimenticati o mai conosciuti, rivelando storie e leggende e magnificenze che affondano le proprie radici in tempi remotissimi, quando “Roma era solo un villaggio di pastori e qui, in Calabria, si scriveva la storia”.

Viaggio e bellezza si coniugano in un’unica essenza inscindibile, entrano nell’animo del lettore, ne scuotono la coscienza vivacizzandone i sensi e le percezioni. E la figura della donna, in senso ampio, assurge a protagonista indiscussa.

Gli appunti di viaggio di Minervini diventano materia di studio e approfondimento, e colpiscono direttamente il cuore e la sensibilità di chi legge, lasciandolo inerme, disarmato, commosso, disorientato e spesso indifeso dinanzi alle bellezze descritte. La narrazione si sviluppa senza sosta, lo stile rapisce per la straordinaria capacità descrittiva di posti e persone, la cultura prende il sopravvento senza tuttavia diventare sfoggio di erudizione. Il confine tra la fantasia e la realtà annulla distanze e dimensioni, i sentimenti ben descritti nelle pagine del romanzo si trasferiscono misteriosamente nell’anima del lettore, prendendo forma e palesandosi senza indulgenza. La prosa diventa poesia e assale in maniera diretta, il viaggio alla ricerca di domande e non già di risposte diventa elemento distintivo e caratterizzante: un percorso interiore ed esteriore, fisico e intellettuale, vero e onirico quindi vero.

Ero alle ultime pagine del romanzo quando la proprietaria dell’agriturismo dove ho deciso di trascorrere questo fine settimana, si è avvicinata e mi ha chiesto: “Cosa legge?”. Di getto e senza alcuna esitazione ho risposto: “Non sto leggendo, viaggio”.