2036: ritorno al passato

Cosenza, 12 novembre 2036.

 

“Caro Giulio, mio adorato nipote, ho deciso di scriverti questa lettera perché è giusto che tu sappia, quando sarai adulto, quello che accadde, perché e quando accadde. Ora hai solo tre anni, ma arriverà il giorno in cui ti chiederai perché, come è stato possibile, quali eventi hanno determinato ciò che il tempo ha lasciato in eredità alla tua generazione. Tuo padre, mio figlio Antonio, saprà raccontarti solo in parte una storia che lui visse da ragazzino, e che poi ha avuto modo di apprendere dai libri: ma i testi, si sa, riportano quasi sempre la versione che più aggrada a chi vince, a chi è interessato a tramandare ai posteri la sua verità, nell’attesa che arrivi quel tempo che non produca più ricordi in grado di nuocere o far danni. O creare dubbi e far sorgere domande scomode.

Tutto ebbe ad iniziare un giorno che era già notte.

Era autunno, ma un autunno meno caldo di quelli di questo nostro tempo senza tempo, senza stagioni, piatto e anonimo, uguale nella sua ripetuta monotonia. Quella che una volta era la più grande potenza militare e economica del mondo, l’America liberale ricca di contraddizioni, elesse a sorpresa Donald Trump come suo presidente. Non so dirti come fu possibile, ma di certo i sintomi su larga scala che portarono alla Casa Bianca il candidato repubblicano, erano già pericolosamente diffusi in tutto il pianeta. Pensa che in Europa, nonostante fosse sempre vivo il ricordo della barbarie nazista, in diversi Paesi i segnali di intolleranza razziale erano cresciuti a dismisura, alimentati dalle guerre e dal terrorismo che proliferavano in nord-Africa e nel Medio-Oriente. Migliaia di rifugiati provenienti da quelle zone di disperazione e morte, chiedevano ospitalità e sicurezza nel Vecchio Continente. Quella che un tempo veniva definita corrente di pensiero progressista, in una contrapposizione di idee già all’epoca evanescente e sfumata tra destra e sinistra, non fu in grado di arginare con argomenti di solidarietà e giustizia sociale le minacce e le paure che un diffuso populismo pre-politico andava divulgando tra masse di lavoratori precari, disoccupati, gente sempre più povera e più emarginata dalla società, esclusa dai diritti più elementari come il lavoro, la sanità, l’istruzione. In Europa e nel mondo, andarono diffondendosi idee e convinzioni pericolose, laceranti, umilianti della stessa natura umana: in un drammatico scontro di civiltà, e in nome della difesa di un non meglio precisato progresso da preservare e pseudo-valori, civili e religiosi, da custodire, si gettarono le basi che dettero vita a tutto ciò che accadde in questi ultimi venti anni. Il già opprimente capitalismo economico si era trasformato a livello mondiale in un feroce capitalismo finanziario, poche élite senza scrupoli si dividevano ricchezze e privilegi, costringendo alla fame e alla povertà intere fasce di popolazione; sfruttamento e precarietà dominavano il mondo. Quella sinistra di cui ti parlavo prima, si era adeguata a quel modo di intendere la società, omologandosi e smarrendo l’originaria identità. Fu semplice per chi fomentava odio e violenza, individuare negli immigrati, nelle minoranze, nei gay, nei musulmani, i pericoli da cui ripararsi e contro cui lottare. Insomma, in tale brodo di coltura, venne eletto Trump a presidente degli Stati Uniti; poi, l’anno successivo, nelle elezioni francesi, l’estrema destra di Marine Le Pen pur non vincendo ottenne un risultato storico, affermandosi come il partito più votato, secondo soltanto alla coalizione di centro destra che conquistò l’Eliseo. Anche in Germania la destra xenofoba, nelle elezioni politiche del 2017, raggiunse percentuali inimmaginabili. Nel resto dell’Europa si rafforzarono i partiti e i movimenti cosiddetti euroscettici, sull’esempio della Gran Bretagna che, in seguito all’esito del referendum sulla permanenza nell’UE, uscì definitivamente dopo 36 mesi dall’orbita di Bruxelles. Nei paesi dell’est si rafforzarono i nazionalismi, in Italia il successo elettorale dei 5stelle, che conquistarono la maggioranza politica a Montecitorio, inaugurò una lunga fase di confusione e instabilità che portarono il Paese all’assunzione di una doppia moneta, la Grecia e il Portogallo dichiararono bancarotta, la Spagna si ritrovò immersa in un caos molto simile ad una guerra civile. L’Euro, di fatto, cessò di esistere. La Russia, all’epoca governata da Putin, ingigantì il suo peso politico sullo scacchiere planetario ai danni della Cina, osteggiata dalla nuova alleanza tra Washington e Mosca. Il terrorismo di matrice islamica fu ridimensionato, sostituito purtroppo dai rigurgiti di violenza di vari e articolati gruppi localistici, guerriglie interne ai singoli Stati, dall’America all’Europa, tra fazioni che si fronteggiavano sotto insegne xenofobe o deideologizzate seminando morte e terrore. Non si scatenò una terza guerra mondiale per come l’avevamo immaginata prendendo spunto dalla storia, ma con modalità e forme differenti. L’odio e l’intolleranza ebbero il sopravvento, il genere umano si avviò a passi lunghi e spediti verso un’epoca di buio e oscurantismo. Il mondo, per come l’avevamo conosciuto, cessò di esistere. Per una sorta di quieto vivere, il continente africano e il medio-Oriente furono abbandonati al loro destino, affermando un’idea di califfato molto vicina a quella profetizzata dall’Isis: singoli Stati, in una specie di modello federale, elessero i propri dittatori subordinandone il potere al supremo capo religioso. Tra Israele e Turchia si scatenò un conflitto che durò poco meno di cinque anni, provocando diversi milioni di morti: Usa e Russia, schierate solo idealmente su posizioni contrapposte, non intervennero per proprio tornaconto personale, lasciando che gli scomodi alleati di un tempo provvedessero a regolare il contenzioso tra di loro. In America Latina, l’alleanza russo-statunitense da un lato e la Cina dall’altro fornirono appoggio condizionato ai vari Stati, posizionando i loro avamposti strategici lungo tutto il continente: una situazione simile alla “guerra fredda” della metà del secolo scorso, ma con protagonisti differenti e sempre lo spauracchio dell’atomica agitato da ambo le parti. L’alleanza tra Usa e Russia, in opposizione alla Cina, si basava su motivazioni economiche giustificate, per parte statunitense, dall’enorme debito pubblico accumulato nei confronti di Pechino, e da parte moscovita per ragioni geopolitiche di supremazia mercantile. Nell’ultima fase del conflitto turco-israeliano, la “santa alleanza” tra Usa e Russia decise di schierarsi a favore del regime di Ankara in cambio del controllo sui gasdotti, così il paese della mezza luna ebbe la meglio su Israele. Contestualmente, grazie ai buoni rapporti tra Siria e Mosca, e alla subordinazione di Damasco al nuovo califfato, le due superpotenze un tempo nemiche riuscirono a riprendere indirettamente il controllo delle risorse petrolifere, siglando un patto di non belligeranza con il califfo. Questa, in sintesi, è la storia, questo è accaduto a partire da quel lontano giorno di novembre del 2016, quando la notte calò troppo in fretta sugli Stati Uniti e sul mondo intero. Come diceva il più grande generale e stratega dell’esercito prussiano, Carl Von Clausewitz, “la politica è la guerra combattuta con altri mezzi”.

Un bacio, caro nipote mio, da tuo nonno Giulio”