All’inferno e ritorno. Juve vittoriosa a Siviglia

Nel clima tesissimo di Siviglia, la Juventus riesce nell’impresa di battere gli andalusi sul proprio terreno di gioco, al termine di una partita combattuta e oltremodo sofferta, condizionata per lo più da una serie di episodi decisivi. 3 a 1 il risultato finale, missione ottavi di Champions raggiunta con un turno d’anticipo e primo posto nel girone conquistato scavalcando proprio gli spagnoli, che dovranno sudarsi la qualificazione nello scontro diretto contro il Lione tra quindici giorni. Viceversa, alla Juve basterà vincere allo Stadium il 7 dicembre contro la “cenerentola” Dinamo Zagabria per confermarsi capolista ed affrontare i sorteggi degli ottavi da prima classificata.

Va detto che la sfida in terra andalusa non era iniziata nel migliore dei modi per la comitiva bianconera: alla vigilia della gara, ai tanti degenti in infermeria si era aggiunto anche il Pipita Higuain, costretto ai box da una forte contusione rimediata nell’ultima di campionato contro il Pescara. Il clima, poi, si era di colpo avvelenato a causa dell’aggressione di un gruppo di hooligans del Siviglia ai danni di alcuni tifosi juventini, avvenuta all’interno di un pub il giorno prima dell’incontro: il bilancio degli scontri era stato di alcuni feriti, di cui uno particolarmente grave, operato d’urgenza in seguito alle ferite da taglio riportate al torace e ad una gamba. Insomma, atmosfera rovente quella che si respirava allo stadio Ramon-Sanchez Pizjuan; non certo le condizioni mentalmente ideali per provare a riprendersi quello che un anno fa di questi tempi era costato il primo posto nel girone e, con evidente probabilità, la successiva eliminazione agli ottavi ad opera del Bayern di Monaco.

Per far fronte alle emergenze causate dagli infortuni, Allegri decide di schierare la squadra rinunciando al solito 3-5-2 e optando per un più “europeo” 4-3-3 con Buffon in porta, Dani Alves, Rugani, Bonucci ed Evra nella linea a quattro, Marchisio ad impostare affiancato in mediana da Khedira e Pjanic, inedito tridente d’attacco con Mandzukic terminale offensivo assistito da Cuadrado e Alex Sandro ai lati.

Pronti via e, nonostante dalle primissime battute l’approccio alla gara dei bianconeri sembrasse convincente, il Siviglia dopo neppure nove minuti è già in vantaggio, grazie a un tiro dai sedici metri di Pareja sul quale Buffon parte in ritardo e non riesce ad intervenire. La Juve subisce il colpo, soffre la spinta degli andalusi, non trova le giuste geometrie per tentare di rimettere in carreggiata l’esito della sfida. Molti gli errori di misura, tanti i passaggi sbagliati per imprecisione, lenta la circolazione del pallone: gli spagnoli corrono di più, pressano a tutto campo, non lasciano il tempo di ragionare, giocano con maggiore veemenza. Tuttavia succede che, proprio per troppa veemenza, l’ex palermitano Vazquez trova il modo per farsi espellere, racimolando due inutili cartellini gialli nel giro di pochi minuti: padroni di casa in dieci e bianconeri che iniziano a crederci di più. E difatti, proprio allo scadere della prima frazione di gioco, la Juve agguanta il pari grazie a Marchisio che su calcio di rigore, accordato per trattenuta in area ai danni di Bonucci, riporta in linea di galleggiamento la propria squadra.

Nel secondo tempo il cliché dell’incontro è scontato: Juve alla ricerca del colpaccio e Siviglia che, in inferiorità numerica, fa densità nella propria metà campo provando a difendere il pari, la qualificazione e il primo posto nel girone. Progetto tattico che invero riesce fino all’84esimo, perché la squadra di Allegri continua a sbagliare parecchio, dagli appoggi più elementari ai semplici disimpegni, senza costruire nulla di significativo e permettendo ai padroni di casa di difendere il risultato senza correre grossi rischi. Marchisio fa quello che può, ma la condizione non è ancora al top e si vede, Pjanic sembra essere il gemello del giocatore ammirato a Roma fino allo scorso anno, Khedira corre ma non incide, sulle fasce c’è poca spinta perché il 4-3-3 a differenza del 3-5-2 penalizza non poco gli esterni, in attacco Mandzukic non è in serata e risulta peraltro poco assistito da Cuadrado e Alex Sandro, la cui efficacia viene esaltata quando la zona di pertinenza risulta essere l’intera corsia laterale (il 3-5-2 appunto…) piuttosto che gli ultimi venti metri. Insomma, sembrava tutto confezionato per un pareggio che avrebbe ridestato polemiche e critiche sul gioco espresso dalla formazione di Allegri e invece, a sei minuti dallo scadere del tempo regolamentare, un micidiale sinistro di Bonucci da fuori area rompe l’equilibrio e porta in vantaggio i bianconeri. I quali, nei minuti finali e in pieno recupero (da segnalare l’esordio del giovane Kean 2000 anche in Champions), mettono il sigillo alla gara su azione di contropiede grazie a Mandzukic.

Vittoria importantissima che, tuttavia, non può e non deve accantonare le difficoltà mostrate, pur in situazione d’emergenza causa infermeria affollatissima, le carenze della squadra sul piano della costruzione del gioco: prestazione tutt’altro che brillante quella dei bianconeri, benché contraddistinta da carattere e caparbietà. Al momento va bene così, era fondamentale raggiungere il traguardo degli ottavi, possibilmente da primi nel girone, e l’obiettivo, salvo clamorosi quanto improbabili colpi di scena contro i modesti croati della Dinamo Zagabria, è stato ottenuto. Per il bel gioco, la fluidità di manovra, uno sviluppo migliore in fase di circolazione di palla e di costruzione nonché la capacità di imporre una netta supremazia tecnica, ci sarà da attendere ancora un po’, recuperando nel frattempo qualche assente illustre. Della serie: meglio arrivare in forma a marzo e giocarsi nelle condizioni ideali la fase cruciale della stagione, piuttosto che partire a razzo e spegnersi cammin facendo.

Appuntamento alla trasferta di domenica contro il Genoa, dove bisognerà difendere il primato in campionato e i sette punti di vantaggio nei confronti delle dirette inseguitrici.

 

FINO ALLA FINE!!!! FORZA JUVE!!!!