Apologia della Befana

Credo che forse la Befana, come Babbo Natale, esista per davvero. Anzi, senza forse, esiste e basta. Non è necessario vederla per essere certi dalla sua esistenza. E’ sufficiente esserne convinti. La prova della non esistenza di qualcosa non è necessariamente data dall’incapacità di dimostrarne la consistenza materiale. Il pensiero non si tocca ma c’è. I sentimenti non sono tangibili (se non nella manifestazione di un abbraccio o di un bacio), ma tuttavia sono presenti. Infatti la Befana altro non è che un sentimento, che si estrinseca nel dono e si materializza nell’iconografia classica della vecchietta a cavallo di una scopa. Ma l’immagine della vecchia che dispensa regali nella notte del 6 gennaio è davvero solo un ritratto caricaturale, o al contrario rappresenta il risultato di un istinto ancestrale che abbiamo sviluppato per soddisfare un bisogno, fino a farlo diventare una trasposizione fisica che risponde ad una esigenza dell’anima? Quando avvertiamo la necessità di trasformare l’immateriale in sostanza facciamo ricorso alla fantasia, alla fede; quando le nostre paure non trovano sbocchi razionali ci inventiamo i fantasmi e il paranormale, come pure la disperazione ci porta a invocare l’aiuto di un qualche dio che ci supporti e ci consoli. La Befana non ha bisogno di essere chiamata, perché si materializza con cadenza fissa una volta all’anno. E si traduce in doni e sorprese. Una presenza, quindi, tangibile, vera, concreta. Che non richiede suppliche, approfondimenti o preghiere. Arriva e punto. Il fatto che si presenti una sola notte dell’anno è molto più di qualcosa: i fantasmi non si palesano mai eppure in tanti sono pronti a giurare sulla loro esistenza. Neppure i miracoli si manifestano con tale puntuale regolarità, tuttavia quanta gente fa voto invocando di ottenere doni sotto forma di guarigioni? O quanti, per non dire tutti, confidano nella dea bendata per tutta la vita, nella speranza di ottenere ricchezza e danari? L’arrivo della Befana soddisfa in un sol colpo il desiderio di fantasia e felicità dei bambini, e l’esigenza vitale di generosa sensibilità presente negli adulti. Pensate come sarebbe più bello e giusto il mondo se la Befana arrivasse una volta al mese. Io credo che, più dei bambini, sarebbero felici i grandi, che potrebbero così veicolare l’attenzione spesso disattesa o distratta verso l’universo infantile con comportamenti più consoni. Meno razionalità e più incoscienza. E’ la rivincita del sogno sulla triste realtà, sulla misera quotidianità. Un momento onirico che ci distoglie da attentati kamikaze, da deflazioni economiche e temute epidemie di meningite, che regala evasione spirituale e momenti di pura libertà. Guai a non crederci, guai a ricondurre tutto all’opzione vero-non vero, facendo prevalere la ragion pura. La vita è prima di tutto sogno, illusione, speranza. La Befana racchiude e simboleggia tutto questo. E per questo serve più agli adulti che ai bambini.

La settimana che chiude le feste ci ricorda che sono trascorsi 69 anni dalla nascita di Peppino Impastato, baluardo e simbolo della lotta contro la mafia, e ci lascia orfani di Tullio De Mauro, uno dei più grandi linguisti italiani del secolo scorso. Entrambi hanno nobilitato l’uso della parola a fini educativi: Peppino per squarciare il velo di omertà in Sicilia, sintetizzando in 7 parole un concetto dirompente e immortale: “La mafia è una montagna di merda”. De Mauro con l’instancabile produzione letteraria e la militanza politica nel PCI. Anche De Mauro, come Peppino, ha pagato il suo personale tributo alla mafia, con l’assassinio di suo fratello Mauro, giornalista de “L’ora di Palermo”, nel settembre del ’70.

Il mese di gennaio, coi suoi rigori nevosi e le temperature in picchiata, ci proietta verso dimensioni più intime. Riflessive e introspettive. Arriveranno i giorni della Merla, l’anniversario per i 126 anni dalla nascita di Antonio Gramsci, il 96esimo dalla fondazione del Partito Comunista Italiano, la commemorazione della Shoah quando l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz. Riprenderemo lentamente i ritmi ordinari della quotidianità, lasciandoci alle spalle le serate festaiole in compagnia di familiari e amici. Ogni stagione, ogni mese, ha le sue peculiarità positive. Quelle buone ragioni che lo rendono unico e speciale. E gennaio si fa apprezzare per la compagnia che riesce a trasmettere un caminetto scoppiettante, un buon film da guardare in tv, un libro da gustare raggomitolati sotto un plaid sul divano di casa. E chissà che nelle notti fredde, sbirciando dietro i vetri di finestre appannate da vapore e calore umano, non ci riesca di scorgere qualche ombra in controluce alla luna che cavalcando una vecchia scopa arricchisca gli animi di quella parte di umanità ancora avida di sogni.