Analisi semiseria di Juventus-Porto

Succede che ti organizzi la serata perfetta, a cominciare dal menù: spiedino di carne mista con contorno di patate fritte, il tutto innaffiato da una birra fredda.

Ovviamente, manco si trattasse della diretta di un collegamento interplanetario, ti accerti sin da un paio d’ore prima dell’evento, che l’apparato tecnologico in dotazione funzioni alla perfezione: computer, cavi di collegamento (filo, presa e spina, per intenderci…), modem e, conseguentemente, connessione ad internet. Non essendo residente in terra sabauda e non usufruendo per scelta esistenziale dell’abbonamento Mediaset Premium, l’unico modo per guardare la Juve in Champions è quello di affidarsi, di volta in volta, alle inesauribili opportunità offerte dalla rete. E quindi, a scanso di eventuali contrattempi dell’ultimo minuto, inizi dal tardo pomeriggio a navigare alla ricerca del sito adatto; operazione tutt’altro che agevole, perché dopo averne scartato più di una dozzina, che tra popup di varia natura promettono strabilianti cure dimagranti o incontri con splendide fanciulle che aspettano solo te ma che nel frattempo aprono un’infinità di pagine che imballano il pc provando ad infettarlo con chissà quali virus, finalmente, alla stregua del più intrepido e coraggioso navigatore intravedi l’approdo sicuro. Il porto dove potrai gettare l’ancora e garantirti la serata nella migliore osteria tra belle ragazze, ottimo tabacco e pessimo rum: nella fattispecie, il canale straniero che trasmette la partita a gratis.  

A quel punto, stremato dalla fatica ma soddisfatto della ricerca, cominci a provare, apri il collegamento, sperimenti la diretta: sono circa le 19, funziona tutto, la serata è salva.

Come nell’ultimo check-sound prima del concerto, transenni la zona interessata al fine di impedirne l’accesso a chiunque decidesse di avvicinarsi, metti tutto in standby e ti infili sotto la doccia. Alle 20 aggredisci spiedino e patate e ti scoli la birra, guardando il pre-partita e ascoltandone i commenti tecnici in un idioma brasiliano che rende più dolce l’attesa, poi, terminata la cena, accendi il sigaro e ti predisponi alla visione.

Per una decina di minuti fila tutto liscio, poi iniziano i problemi: il collegamento si interrompe, poi riprende, ma ogni volta passano 25 secondi di conto alla rovescia che producono l’effetto di uno “smadonnamento” crescente: tanti infatti sono i santi invocati quanto i secondi che trascorrono tra ogni interruzione e la successiva ripresa. Considerando una decina di interruzioni e 25 secondi ogni volta per ripristinare il collegamento, il numero di bestemmie sfiora per difetto le 250 unità. Nel panico del tempo che trascorre, ti giochi la carta della nuova ricerca in rete: è piena notte, è buio, abbandoni di fretta l’osteria, il rum, le ragazze, porti con te solo il sigaro, levi l’ancora, lasci il porto e ti rimetti a navigare in mare aperto. La rotta è incerta, le onde ti sballottolano dappertutto, nuove cure dimagranti, altre fanciulle, ma anche offerte di prestiti senza oneri di rimborso, comunicazioni di vincite per essere il milionesimo visitatore di chissàcosa, proposte di abbonamenti a tv satellitari (la beffa oltre al danno!), convenientissime tariffe telefoniche di nuove e vecchie compagnie, polizze auto e viaggi all’estero.

Quando tutto sembra perso, trovi il porto che cercavi, anche se vieni accolto da gente che parla lingue incomprensibili: telecronaca in greco, poi in serbo, infine in svedese. Nessun problema, l’importante è guardare, ma anche stavolta l’illusione dura poco: riprendono le interruzioni, l’immagine si blocca, ricompaiono le offerte irrinunciabili.

Nel frattempo Dybala, allo scadere dei primi 45 minuti, trasforma il rigore accordato per l’intervento in area di un giocatore portoghese che, sostituendosi al proprio portiere, neutralizza in tuffo il tiro a botta sicura di Higuain; il Porto come all’andata resta in dieci per l’espulsione e insomma, la qualificazione ai quarti è di fatto ipotecata. Il secondo tempo scivola via, tra brevi visualizzazioni di sprazzi di partita in lingua armena, e la vecchia intramontabile radiocronaca da anni ’80 a tenermi compagnia. Finisce con la meritata qualificazione della Juve ai quarti, con Allegri che dopo aver raggiunto per la settima volta consecutiva gli ottavi di Champions (unico allenatore italiano a riuscirci), ora proverà a trascinare i bianconeri fino alla finalissima di Cardiff.

Finisce bene, anche se, per la prima volta in stagione, mi vedo costretto a non scrivere l’articolo sulla partita a causa della visione spezzettata e incompleta della stessa. Tuttavia, visto che finora è andata bene non avendo io mancato un solo appuntamento tra Campionato, Champions e Coppa Italia, per ragioni scaramantiche pubblico il resoconto semiserio della mancata visione degli ottavi di Champions League tra Juve e Porto allo Stadium.

Ultima chicca: quando le cose vanno male o forniscono lo spunto alla polemica, amici e colleghi parlano solo di calcio, e sui social forum l’argomento è uno soltanto. Quando, viceversa, le cose finiscono bene, sui social si parla di cucina, si da spazio alle varie “catene”, si discute di solidarietà (che è sempre cosa buona e giusta), si affrontano argomenti di filosofia, letteratura, matematica, astrofisica e ingegneria nucleare.

Speriamo che la Juve dia la possibilità di incrementare il livello culturale di tutti noi per ancora tanto tempo. Nel frattempo, per i quarti mi organizzo e la partita vado a guardarla in pizzeria.

FINO ALLA FINE!!! FORZA JUVE!!!