Il futuro è straordinario

“Il futuro è straordinario”, recita il nuovo spot della Vodafone. E dev’essere davvero così, se lo dicono loro. Basta convincersene. Anche se faccio fatica a considerare “straordinaria” la prospettiva di rientrare a casa, annunciare come un deficiente la mia presenza nel vuoto pneumatico e sentirmi rispondere “Ciao Giulio” da un apparecchietto elettronico che sopravvive in Wifi. Ma forse, sono io già troppo vecchio per non comprendere la meravigliosa esperienza di dialogare con quello che nello spot appare meno che un elettrodomestico. Ma ci arriveremo, tranquilli che ci arriveremo. Del resto, non è forse vero che adesso troviamo immensa soddisfazione nel farci compagnia con un telefonino cellulare?

Eppure, il futuro rimane straordinario. Beati gli ottimisti. E i creduloni. Io dico per intanto, a proposito di certezze, che il futuro mi riserverà altri vent’anni anni di lavoro, prima di sperare di godermi la pensione. E non posso neppure lamentarmi, perché in tanti il lavoro non ce l’hanno e quindi, per diretta conseguenza, assiomaticamente non avranno nemmeno la pensione. Dal 2019 si potrà lasciare il posto di lavoro al compimento del 67esimo anno di età, quando cioè da semi-rincoglioniti sarà un piacere farsi dare il benvenuto a casa dal meraviglioso aggeggio parlante.

In compenso, nell’attesa spasmodica di questo domani straordinario, ci godremo tanti presenti fatti di esperienze esaltanti capaci di aprire vivaci dibattiti. In settimana ci hanno pensato gli ultras della Lazio, con la ben nota vicenda di Anna Frank. “Merito” loro se si è tornati, fuori periodo, a discutere di Olocausto, Shoah e nazismo: di solito se ne parla verso la fine di gennaio o, al massimo, il 25 di aprile. Un po’ come parlare di Natale a Ferragosto, o discutere tra cinquantenni di andare in pensione intorno ai sessant’anni. Il rischio, tuttavia, è che passato il momento la questione finisca nel dimenticatoio. E allora bisogna correre ai ripari. C’è bisogno di qualcosa di forte per scuotere coscienze e sensibilità. Un tempo se ne occupava Oliviero Toscani con le sue foto pubblicitarie per la Benetton, oggi il tutto è demandato all’estemporanea inventiva (spesso purtroppo cialtrona, xenofoba e subcuturale) di qualche singolo o al più di qualche gruppuscolo ultras abbeveratosi alla fonte del sapere grazie a qualche libello ritraente Hitler in copertina e recuperato su qualche bancarella di Porta Portese.

E dunque, considerato che nell’epoca di internet e delle sconcezze multimediali, della tv spazzatura e del trash eletto a modello da imitare, diventa complicato scandalizzare se non urtando le coscienze civili più sensibili, dobbiamo rassegnarci all’orrido declamato come “futuro straordinario”. Efferatezze a tinte sempre più pulp, atteggiamenti pubblici disinvoltamente sconci, mode sempre più scollacciate improntate alla provocazione spinta, stravaganze esibite con l’incuranza di chi confonde la pacchianeria con lo stile. Schifezze fatte passare per originali trovate. Incultura elevata a valore aggiunto. Confusione di idee, di gusti e di valori.

Diceva Corto Maltese, il marinaio creato dalla penna di Hugo Pratt, che chi confonde ironia con sarcasmo non riesce a distinguere la differenza che passa tra un sospiro e un rutto. Ma, in fondo, anche il rutto ha la sua legittima dignità se originato da un pasto degno di tal nome. Soprattutto se in linea con tradizioni e gusti popolari. Vuoi mettere l’atto liberatorio dell’eruttare dopo essersi saziati con lasagna, capretto, patate al forno, frutta di stagione, dolce e caffè, in confronto a quello che potrà essere l’effetto medesimo al termine di un pasto a base di lombrichi, scarafaggi, grilli, cavallette e larve? Eppure arriveremo anche a questo, per alimentarci. Insetti sulle nostre tavole a partire dal 2018. Sarà bellissimo fare i pic-nic e cibarsi direttamente con quello che transiterà sulla tovaglia stesa sul prato, senza portarsi dietro la roba da casa. Hanno ragione quelli della Vodafone, il futuro è davvero straordinario, siamo noi che non ci abbiamo capito una mazza.