Le buone novelle

E’ senza dubbio un mio limite, uno degli innumerevoli difetti che gelosamente possiedo. Ho sempre odiato chi, alzandosi la mattina di un giorno feriale, sorride. O scherza. O parla. O, addirittura, canticchia. Io mi sveglio sempre nervoso, appena abbandonate le coperte non sopporto quasi nulla, mi chiudo dietro un mutismo assoluto. Poi, dopo essermi lavato, faccio colazione con caffellate, mi vesto ed esco di casa. In macchina ascolto il radiogiornale e mi immergo in notizie il più delle volte catastrofiche, preparandomi così nel migliore dei modi ad affrontare la mia giornata di lavoro. Del resto, mi domando, cosa può esserci di piacevole nell’alzarsi all’alba, assonnati e più stanchi della sera prima, e predisporsi a trascorrere gran parte del tempo giornaliero alle prese con problemi e situazioni noiose? Sarebbe meglio dedicarsi alla lettura di un buon libro, o a scrivere, ma tant’è…

Il radiogiornale delle sette e trenta non lascia tregua. E’ come un pugno in pieno stomaco, un calcione all’altezza del ginocchio, reca in sé l’effetto di una gomitata al costato. Insomma, un concentrato di cattive notizie. L’economia in crisi, la cronaca violenta, decessi più o meno eccellenti, catastrofi naturali disseminate per l’intero globo terracqueo, guerre, epidemie, tragedie a buon mercato. Da sempre resto convinto che l’abbuffata mattutina di notizie ferali costituisca il modo più idoneo per affrontare le ruvide durezze insite in ogni giornata di noialtri comuni mortali. La valanga di rabbia e impotenza che ci viene scaricata addosso fortifica, anestetizza e irrobustisce. Genera anticorpi naturali. Di tanto in tanto, tuttavia, emerge anche qualche evento positivo. Ad esempio, l’altro giorno mi ha molto sollevato apprendere che, per far fronte al picco di influenza che in queste settimane sta flagellando il nostro Paese, il Ministero della Salute ha attrezzato tutti i supermercati della Conad di un reparto di Pronto Soccorso. Così, dopo quello di ostetricia e ginecologia, i punti vendita del noto marchio saranno dotati di strutture di pronto intervento al fine di prestare le prime cure ai casi più urgenti. Non c’è che dire, un’iniziativa lodevole e lungimirante, tesa a mitigare questa preoccupante ondata di influenza stagionale. Anche la notizia riguardante l’Alitalia mi ha fatto riflettere. Per contrastare l’effetto della crisi aziendale e rendere il brand più appetibile agli occhi dei potenziali acquirenti stranieri, il management della nostra compagnia di bandiera ha deciso di attrezzare tutti gli aeromobili di altare, promuovendo l’esperienza del matrimonio tra le nuvole, già brillantemente sperimentata da Papa Francesco nel corso del suo ultimo viaggio apostolico in Cile e Perù.

Manco a dirlo, i più entusiasti della trovata dell’Alitalia sono stati i militanti del partito del “Sacro Romano Impero liberale cattolico – Giuristi del Sacro Romano Impero – A tutto campo nel tempo e nello spazio”, tra i primi a depositare il proprio simbolo in vista delle prossime italiche elezioni politiche. A parte l’inequivocabile appartenenza religiosa cattolica, quello che fa ben sperare i dirigenti dello SRI, in ottica crescita consensi elettorali, è il riferimento del loro slogan al tempo (inteso come potere temporale e metereologico) e allo spazio (aereo): il matrimonio in alta quota può diventare il giusto “volàno” verso il raggiungimento del quorum. Restando in tema di elezioni, tra i simboli più accattivanti che parteciperanno alla consultazione politica del 4 marzo, merita una menzione speciale quello del movimento “W la FIsiCA”: da un lato si rivolge ad un elettorato proteso alla difesa dei cosiddetti cervelli in fuga, e dall’altro, in modo subliminale, a tutti gli aventi diritto al voto di sesso maschile, attirati da un nome che, al netto della sillaba centrale del termine, promette di esaltare lo storico grido di battaglia dell’uomo che non deve chiedere mai e che sa cosa vuole senza mezze misure.

A conti fatti, la notizia migliore della settimana riguarda le indiscrezioni circa la family-reunion tra Al Bano e Romina. Un tocco di sentimentalismo puro, di romanticismo reale, di lieto fine a tinte rosa pastello. Ora tutti bravi a dire “io ne ero certo che sarebbe finita così”, “me lo sentivo”, “sono fatti l’uno per l’altra”. La verità è che, come in tutti i mistery degni di tal nome, nessuno se lo aspettava. Qualcuno già insinua che suggelleranno il nuovo legame in alta quota, e che Romina darà alla luce il suo prossimo discendente… indovinate dove?  Come sostiene Venditti, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”. Grazie di esistere Al Bano e Romina, icone della “felicità, del bicchiere di vino con un panino”. Con questo, sul serio, stiamo tutti davvero meglio.