Identikit elettorali

Ci sono persone che sembrano identiche ai cani che posseggono. E poi ci sono anche quelle che se somigliassero al proprio cane risulterebbero persino migliori. C’è anche chi, per associazione di idee, senza volerlo si trova accostato idealmente a un posto, una situazione, una dimensione altra. Qualcuno è da sempre già mummia in un museo egizio, qualche altro è passato dall’essere scissionista a revanscista ultranazionalista; c’è chi da ex premier continua a parlarsi addosso provandole tutte per sostenere che “l’isola che non c’è”, in effetti, molto più prosaicamente non c’è per davvero, e poi ci sono gli ex ibernati, grondanti di fondotinta effetto statua di cera e dentiera oscillante incorporata.

Ci sono i collocabili dappertutto in servizio effettivo permanente, quelli che attraversano passeggiando sulle acque i mari solo all’apparenza burrascosi tra le due opposte sponde: casini bolognesi e confusi ambidestri poco mancini di Calabria. Ci sono pure quelli che dopo il primo mandato elettorale spariscono per cinque anni, non li vedi in giro, non hai notizie di ciò che combinano in Parlamento e sono totalmente assenti sui social. Ma sono gli stessi che appena inizia la campagna elettorale, e sanno di essere ricandidati, sembrano colti da un improvviso raptus compulsivo che li porta a pubblicare anche trenta post al giorno su Facebook: l’allegro balletto della campagna elettorale, della serie “anvedi come balla Nando”.

Ci sono quelli che approfittano del Carnevale per indossare una maschera nuova e più presentabile di quella abitualmente esibita. Quelli a cui cresce il naso come Pinocchio, tentando di giustificare l’ingiustificabile e spacciando per “modus operandi” una condotta trasparente ed esclusiva che, in controluce, mostra macchie e opacità. C’è chi fa della restituzione del compenso da parlamentare la propria carta d’identità e la bandiera politica da sventolare con orgoglio, ma poi si scopre che qualcun altro è stato ancora meno ingordo facendo addirittura meglio: gli onorevoli “astronomi” hanno rinunciato (alcuni, non tutti…) in media a 2.500 euro mensili, affluiti in un fondo di garanzia per il microcredito gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico, mentre i deputati di quell’arcipelago frastagliato che abitano l’isoletta di “Italian Left” hanno restituito 3.500 euro al mese, somme destinate a sostenere progetti di economia ecosostenibile, attività rivolte a soggetti socialmente fragili e svariate attività di volontariato. In entrambi i casi esempi da rimarcare, a patto di sfuggire dalla bramosia della propaganda “pro domo sua” ad effetto.

Ci sono quelli che, pur sforzandosi, non riescono a distinguersi dalla caricatura di se stessi, quelli che senza volerlo incarnano alla perfezione la propria parodia, quelli che ostentano fiducia e convinzione nei propri mezzi e quelli che, pur non avendo mezzi, si sbattono per affermare idee e valori. C’è chi riscopre ospedali da riaprire, aeroporti da costruire e nuovi tribunali da inaugurare, chi esalta il valore della famiglia, chi si occupa di animali, chi di lavoro e pensioni, e chi di pubblica istruzione da valorizzare. Chi ricorda che “noi ci siamo sempre stati”, chi si batte il petto solennemente perché, in fondo, se c’era era distratto, chi per sopraggiunti impegni non c’era affatto e, nonostante tutto, continuerà a non esserci pure dopo il “day after”.

Ci sono i patetici, gli arrivisti, i disillusi, gli alchimisti, gli affaristi, gli utopisti, i fancazzisti. L’altro giorno ne ho incontrato uno che conosco dai tempi della gioventù. Gli ho chiesto cosa lo avesse spinto a gettarsi nella mischia, e lui, con un’innocenza disarmante, mi ha confessato che a spingerlo era stata la moglie: “Crede così tanto in me che alla fine mi ha convinto”. E io di rimando: “Ma scusa, non stai per separarti?”, e lui: “Si, ma stiamo insieme da così tanti anni che ormai mi conosce benissimo”. E ci credo! Pur di levarselo dai coglioni una volta per tutte, la poveretta ha pensato bene di indirizzare le notevoli capacità razionali e di mediazione del quasi ex coniuge verso questioni di rilevanza politica nazionale. Come dire, mal comune mezzo gaudio…

Il mondo, da sempre, è bello perché è vario. Ci sono uomini che ammazzano le donne, genitori che massacrano di botte gli insegnanti, alunni che insultano e picchiano maestre. E politici, parlamentari, o aspiranti tali, che pur non possedendo un cane somigliano tanto al “pelosetto” di casa, ma solo nel guinzaglio che ne tiene a bada istinti e movimenti.