Reduce dalla prima glaciazione del 2018, miracolosamente sopravvissuto ai circa 10 cm di neve che hanno messo a dura prova l’urbe civilizzata suo habitat naturale, massacrato nelle parti basse dai più svariati proclami elettoralistici e, per finire, trattato da perfetto idiota con giuramenti laico-religiosi su Costituzione e crocefissi, l’homo erectus si prepara finalmente ad esercitare la più elevata forma di sublimazione della propria coscienza morale e civile: l’inalienabile diritto al voto.
E’ stata dura arrivarci: affrontare le avversità meteorologiche, scansare mummie da museo egizio e zombie imbalsamati di fondotinta, sottrarsi al canto imbonitore di stonate sirene fiorentine, resistere all’invitante suggestione delle stelle e interrogarsi sulla effettiva capacità taumaturgica del “grasso che cola”. Ma l’homo erectus, alla fine, ce l’ha fatta. Cosicché, fedele all’etimologia più scabrosa che ne identifica le proprie caratteristiche anatomiche, l’erectus bipede civilizzato dall’uso di smartphone e erudito dalle notizie social, celebrerà nel migliore dei modi il sacrosanto diritto ad eleggere i propri rappresentanti in seno al Parlamento.
L’homo erectus, confortato dalle proprie inscalfibili convinzioni, sublimerà se stesso nel chiuso della cabina elettorale, in una esplosione orgasmica di autentico godimento fisico e cerebrale. Un’esperienza sensoriale inarrivabile, l’unico sistema conosciuto per appagare l’innato desiderio di sentirsi protagonista di un cambiamento, la strada maestra per ascendere al gradino più alto della propria mistica dimensione pubblica.
Si chiamano “Erezioni Politiche”.
L’homo erectus si sveglierà di buon umore, berrà il suo caffè domenicale, si vestirà di tutto punto e a testa erectus (non solo quella) si recherà verso il seggio. Gli saranno consegnate due schede e una matita, entrerà nella cabina, contrassegnerà un simbolo e, in quel preciso istante, raggiungerà il piacere totale perdendosi in un afrodisiaco paradiso di sensi. Prostrato ma soddisfatto, infilerà (???) il frutto del proprio piacere dentro la stretta fessura dell’urna, riconsegnerà la matita (metaforica estensione strumentale del proprio essere erectus) e, seguendo il più classico dei rituali, uscirà all’aria aperta a fumare una meritata sigaretta. “Bello”, penserà aspirando a pieni polmoni, “ma come sempre dura troppo poco… solo una manciata di minuti dopo un’attesa infinita. Dovevo godermela di più, rallentare le operazioni, indugiare un po’ con la matita (???) in mano…ora chissà quando capiterà di nuovo…”. Immerso nei suoi turbamenti post orgasmici, disorientato dal dubbio di aver prodotto un aborto per la fretta e la foga di consumare l’atto, poi di colpo fiducioso delle proprie potenzialità di homo erectus, rientrerà a casa piazzandosi davanti all’apparecchio televisivo acquistato a rate, nella spasmodica attesa del parto che gli svelerà l’esito finale dello sforzo prodotto in mattinata. Anzi, più che sforzo una “sveltina” appena, durata lo spazio di pochi ma esaltanti minuti. Dopo qualche ora di travaglio, finalmente in piena notte si romperanno le acque e le urne, disvelando ai suoi occhi il frutto di un amplesso voluto, cercato e disperatamente ottenuto.
La notte passerà in dormiveglia, un sonno agitato da mille preoccupazioni, attese, speranze e rimpianti. Ma anche illusioni e prospettive. Sarà in grado il nuovo nascituro governo di rispettare le aspettative che ne hanno generato la nascita? Al sorgere del sole, l’homo erectus si risveglierà disfatto e un po’ meno erectus del giorno prima ma con un insolito dolore al fondoschiena, osserverà allo specchio del bagno rughe e occhiaie, berrà il solito caffè bruciato del lunedì e si appresterà ad iniziare una nuova settimana, accorgendosi che i bagordi della domenica appena trascorsa avranno il sapore amaro di vestigia antiche e consolidate. Non sarà cambiato un cazzo, fuorché l’atmosfera più limpida e pulita che riscoprirà sui social, orfani di quei proclami che avevano tenuto banco fino a 24 ore prima. Dei candidati non vi sarà più traccia, gli eletti spariranno per il prossimo lustro, i problemi e le angosce continueranno a scandire i tempi dell’homo erectus.
Come diceva Lucio Battisti? “Tu chiamale, se vuoi, erezioni…”