Ma come si fa a sostenere che viviamo in una “società liquida”? Dove i valori dell’amore, dell’altruismo e della solidarietà non esistono più, e dove ha prevalso l’interesse bieco per l’effimero e il superfluo? Dove la fine delle ideologie ha tracimato sulle modalità esistenziali di ogni individuo appartenente a quella zona opulenta di mondo che considera soldi, potere e carriere, prevalenti su tutto il resto? Davvero credete questo? Sul serio pensate che l’interesse per svariati oggetti di culto abbia imposto una sottocultura consumistica in grado di soppiantare sentimenti e morale? Coscienze subalterne a merci? Ma quando mai!!!!
La società contemporanea è ricca di valori e senso di gratitudine, giustizia sociale, rispetto e considerazione per il prossimo, che siano amici, genitori, vicini di casa, infanti o anziani. Mica è vero che un ragazzetto sedicenne con l’aiuto di un amichetto imbraccia un’ascia e decapita i genitori per divergenze sul proprio andamento scolastico! A questo ancora, per fortuna, non siamo arrivati. Certo, qualche ex fidanzato o inconsolabile marito che non si rassegna a perdere quello che considera l’amore della sua vita c’è ancora, ma nulla di grave. Tutt’al più qualche ceffone, retaggio arcaico e primitivo di imporre con la forza la propria volontà. Ma si tratta di casi del tutto isolati, non si arriva di certo a minacce fisiche, a scaraventare dell’acido allo scopo di sfigurare il volto della ex dolce metà, a tentare di incendiarne il corpo. A nessuna madre viene in mente di avvelenare la figlia neonata introducendo medicinali nel biberon. Queste sono scene da film splatter, da horror di quart’ordine che nessuno guarda più dato l’evidente anacronismo con la realtà che ci circonda.
La vita reale è un’altra cosa. Sul pianeta terra, nell’anno di grazia 2017 e in quelli che l’hanno preceduto, la civiltà ha ormai raggiunto livelli mai toccati prima. Non ci sono più guerre, la fame, la povertà e l’arretratezza sono vestigia antiche e primordiali risalenti a periodi lontani, esempi di come un tempo, per fortuna ormai remoto, i rapporti sociali erano essenzialmente condizionati e mediati dall’uso del denaro. Oggi è tutto diverso. Si vive meglio, in armonia, liberi da frustrazioni patriarcali, dal senso di onnipotenza derivante dallo status, vero o presunto, di “macho”. Siamo leali, corretti, educati. E questo nostro nuovo e più edificante stile di vita lo esaltiamo nelle attività quotidiane, sul lavoro, in politica. Abbiamo elevato a premessa di valore la coerenza, difendendo idee e pensieri anche quando questi risultano scomodi o, peggio ancora, residuali e minoritari. Ma v’immaginate che vergogna, che perdita di credibilità se per caso, in ottica di puro opportunismo politico, decidessimo di cambiare dalla sera alla mattina schieramento, gruppo di appartenenza, compagni di viaggio? Per poi, peggio ancora, ritornare sui nostri passi dopo neppure 24 ore perché i nuovi alleati ci rifiutano? Cose del vecchio mondo! Metodi e prassi che un tempo usavamo definire “democristiani”, da Prima Repubblica. Ma noi abbiamo deciso e scelto di non morire democristiani, di evolverci, di anteporre le ragioni del benessere collettivo ai miseri interessi di cordata.
Ogni tanto arrivano notizie dal mondo arabo, dove donne prive di diritti e costrette a sottostare come schiave alla supremazia del maschio, subiscono linciaggi, lapidazioni, violenze diffuse. Donne alla stregua di oggetti di proprietà, di cui disporre a proprio uso e consumo. Ma certi comportamenti barbari afferiscono a culture impregnate di integralismi religiosi che noi, civili e assennati occidentali, contrastiamo con forza indicendo colti dibattiti, promuovendo partecipate fiaccolate e lodevoli raccolte di firme. Sempre indignandoci e mantenendo le dovute distanze, perché noi siamo altro e confonderci con certa gente non sta bene. Noi qui e loro lì, le commistioni non le tolleriamo, sono infatti le stronzate sulle società multiculturali e sulle contaminazioni tra razze a degenerare in violenza e degrado. Pensateci bene, ogni qualvolta si verifica un increscioso fatto di sangue, una violenza sulle donne, una tragedia familiare che turba le nostre evolute coscienze, c’è sempre di mezzo un immigrato…
Nelle nostre vite dorate, protetti e coccolati dalla magica atmosfera del Mulino Bianco, osserviamo ciò che avviene lontano da noi, soddisfatti del mondo che abbiamo costruito. Orgogliosi dei risultati ottenuti. Fieri di ciò che siamo.
Il vecchio Bauman non ci aveva capito nulla. Il “mondo buono” è qui e ora. Tutto il resto sono invenzioni e fantasie.