Juve al fotofinish sul Milan!

Juve-Milan inizia dalla fine, anzi dai minuti di recupero, quando nell’ultimo disperato tentativo dei bianconeri di agguantare i tre punti, il cross di Lichsteiner viene intercettato in area dal braccio largo di De Sciglio. Nei 18 secondi trascorsi (oltre i 4 minuti di extra-time accordati dall’arbitro) per recuperare il tempo che si era perso in occasione dell’espulsione del rossonero Sosa (esattamente 18 secondi, in piena fase di recupero, appunto), si verifica l’episodio che decide la gara. La decisione di accordare il penalty viene assunta non già dal direttore di gara, bensì dall’assistente di porta, che a pochi centimetri dal punto in cui si verifica l’infrazione, segnala l’irregolarità commessa. Tra le proteste milaniste, nel clima di tensione di un finale di gara emozionante, è Dybala che si incarica della trasformazione dagli undici metri, spazzando via i fantasmi di Doha e del calcio di rigore che costò pochi mesi addietro la Supercoppa alla Juventus.

Juve-Milan è la storia del calcio italiano. Storie di campioni, di sfide memorabili, di scudetti e coppe, di una finale di Champions League che nel 2003 all’Old Trafford di Manchester vide trionfare ai calci di rigori i rossoneri, del goal fantasma di Muntari di 5 anni fa, quando la Juve scucì dalle maglie rossonere il tricolore, avviandosi a conquistare il primo dei finora 5 scudetti consecutivi, celebrando l’astro nascente in panchina di Antonio Conte. Da allora, la società guidata dal presidente Agnelli ha costruito successi e trionfi in successione, gettando le basi per irrobustire una struttura finanziaria che si avvale degli introiti provenienti dallo stadio di proprietà, del prestigio e delle risorse economiche rivenienti dalla partecipazione ormai fissa alla massima competizione calcistica europea, di brillanti operazioni di mercato spesso a costo zero (Pirlo, Pogba, Tevez, Khedira, Barzagli e Dani Alves, per citare i più eclatanti), dell’arrivo di celebrati campioni e giovani di sicuro avvenire. Diversa la parabola del Milan, da troppo tempo alle prese con contrastate vicende societarie (il dualismo tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani, il disimpegno del Cavaliere, l’addio di Ariedo Braida) e con il tanto reclamizzato “closing” della cessione ai cinesi che tarda ad arrivare; eventi le cui pesanti ricadute in termini di risultati sportivi hanno segnato un evidente ridimensionamento: rossoneri da anni fuori dalla Champions League, costretti a non fare mercato per mancanza di liquidità, lontani parenti di quella squadra che un tempo dettava legge in Europa. Vicissitudini opposte che oggi segnano distanze siderali tra due realtà storiche del calcio italiano.

Al quarto incrocio stagionale, dopo la gara d’andata in campionato vinta a San Siro dal Milan come pure la Supercoppa Italiana in Qatar, e la sfida di Coppa Italia appannaggio dei bianconeri, nell’anticipo del venerdì, preludio alla partita di ritorno dei bianconeri in Champions League con il Porto allo Stadium, Allegri decide di schierare una formazione quasi sperimentale. Nel 4-2-3-1, davanti a Buffon, trovano posto Barzagli e Asamoah sugli esterni con Bonucci e Benatia coppia centrale, mediana composta da Pjanic e Khedira, trequarti allestita con Dani Alves nell’insolito ruolo di centrocampista esterno di destra, Pjaca a sinistra al posto di Mandzukic bloccato da problemi intestinali e Dybala tra le linee, a supporto del solito Higuain di punta.

Il primo tempo è quasi un monologo bianconero, che pur senza esprimere una manovra convincente schiaccia il Milan nella propria metà campo per larghi tratti. In assenza di fluidificanti di ruolo, viste le contemporanee assenze dall’undici titolare di Lichtsteiner e Alex Sandro, le azioni della Juve si sviluppano prevalentemente per vie centrali, esaltando l’abilità di Dybala nel creare superiorità numerica e saltare l’uomo. Sulla fascia destra, Barzagli mostra tutti i propri limiti in fase di spinta e Dani Alves si perde in un ruolo che fa fatica a interpretare; sul versante opposto, Pjaca sbaglia troppo, soprattutto in ottica conclusiva, e Asamoah non garantisce la fondamentale “doppia fase” sulla corsia di pertinenza. Cosicché, il gioco si concretizza in prevalenza al centro, dove Dybala si assume l’onere di inventare e concludere a rete, provvedendo a rimediare all’opaco primo tempo del Pipita, mai nel vivo dell’azione. Della dozzina di occasioni da rete create e al netto di un rigore non accordato per fallo su Dybala, alla mezzora è Benatia a sfruttare l’errore di posizionamento della retroguardia rossonera insaccando alle spalle di Donnarumma da posizione più che vantaggiosa. Il meritato vantaggio dei Campioni d’Italia dura appena un quarto d’ora, perché allo scadere dei primi 45 minuti, su azione di ripartenza, la difesa juventina si fa cogliere impreparata e Bacca, servito in profondità, beffa Buffon riportando il punteggio in parità e capitalizzando al meglio l’unico tiro in porta rossonero.

La seconda frazione segue lo stesso cliché del primo tempo: padroni di casa alla ricerca del goal vittoria e Milan che prova a sfruttare le occasioni in contropiede che la Juve di tanto in tanto concede. Allegri, evidentemente non soddisfatto della mancanza di spinta sugli esterni, sostituisce Barzagli con Lichtsteiner nel tentativo di allargare il gioco sulla destra. Gli uomini di Montella, praticamente sotto pressione per tutta la ripresa, riescono ad allentare la morsa in un paio di circostanze, quando su errori in fase di disimpegno della difesa e del centrocampo bianconero riescono a presentarsi dalle parti di Buffon con una certa pericolosità. Insomma, Juve ad assediare il fortino milanista, sfortunata nel centrare una traversa e nello sprecare di un soffio diverse occasioni da goal, e rossoneri impegnati a difendere il pari provando a colpire in ripartenza. Fino a quando, nei convulsi minuti finali, il rigore trasformato da Dybala e contestato dai rossoneri non consegna alla Juventus la 31esima vittoria consecutiva allo Stadium.

Finisce 2 a 1, classifica che dice + 11 sulla Roma seconda, e concentrazione tutta rivolta alla gara di martedì in casa contro il Porto, per staccare il pass che vale i quarti di finale di Champions League, sulla base del prezioso 2 a 0 conquistato in Portogallo. Vietati i cali di tensione: il ritorno degli ottavi va affrontato e gestito con intelligenza e freddezza, evitando di considerare l’obiettivo del passaggio del turno già acquisito (Barcellona-Psg docet). Poi, domenica prossima, trasferta a Marassi contro la Sampdoria.

 

FINO ALLA FINE!!!! FOZA JUVE!!!!