Gara rocambolesca al San Paolo: la Juve perde ma raggiunge la finale di Coppa Italia

Blackout. Ovvero, secondo il dizionario Garzanti, interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica con conseguente mancanza di illuminazione o, nell’accezione più ampia del termine, interruzione totale di un servizio, oscuramento.

Allo stadio San Paolo di Napoli, scenario della semifinale di ritorno della Coppa Italia, il suddetto evento si verifica per ben tre volte. La prima poco dopo la mezzora di gioco, quando un fischiatissimo Higuain porta in vantaggio la Juve con un tiro dalla distanza che beffa Reina e ammutolisce i 50mila tifosi partenopei: cala un silenzio improvviso e irreale a Fuorigrotta, proprio lui, il Pipita, l’ex più atteso, odiato e temuto. Poi, di nuovo, intorno al quarto d’ora della ripresa, quando Higuain si ripete su uno splendido assist di Cuadrado e vanifica il pareggio siglato da Hamsik appena sei minuti prima: ancora l’argentino spegne l’interruttore dei decibel che piovono dagli spalti, gelando le aspettative dei suoi ex tifosi e del presidente De Laurentiis che osserva impietrito. L’ultimo blackout della serata, quello più inaspettato, si verifica dopo due giri di lancette dal provvisorio vantaggio bianconero, a causa di un errore del portiere di coppa Neto che, nel controllare male un alleggerimento dalla sinistra, regala il goal del pari a Mertens, appena subentrato in sostituzione di un evanescente Milik. Da quel momento in avanti la luce bianconera si spegne sul serio, il Napoli prende coraggio, la Juve si riscopre di colpo insicura e subisce la terza rete ad opera di Insigne, lasciato colpevolmente solo a centro area. Il film della partita tra Juventus e Napoli, la seconda in terra campana nel giro di quattro giorni, è, per sommi capi, tutto qui. O, per lo meno, lo sono le reti realizzate, ben cinque nel computo totale, che fissano il risultato finale sul 3 a 2 per i partenopei ma che, in virtù del 3 a 1 maturato in occasione della gara d’andata allo Stadium, permette ai Campioni d’Italia di staccare il pass per la terza finale consecutiva di Coppa Italia, dove affronteranno la Lazio uscita vincente nel derby capitolino contro la Roma.

A differenza del pari di pochi giorni fa in campionato, tra un Napoli arrembante e una Juve rinunciataria e impostata in modalità contenimento, nella circostanza Allegri si affida in gran parte ai suoi uomini di maggior talento, schierando in formazione un mix di tecnica e robustezza. Davanti a Neto, nel collaudato 4-2-3-1 trovano posto Dani Alves, Bonucci, Benatia e Alex Sandro in difesa, coppia inedita di mediani composta da Rincon e Khedira a fare da frangiflutti, linea di trequartisti allestita con Cuadrado sul versante di destra, Dybala al centro e Sturaro a sinistra in sostituzione dell’acciaccato Mandzukic, dietro all’irrinunciabile Higuain a fare da terminale offensivo.

Pronti via, e la gara parte su ritmi elevatissimi, il Napoli cerca di imporre il proprio gioco fatto di velocità e aggressività, pressing a tutto campo e accelerazioni continue; la Juve, a differenza dell’ultima sfida di campionato, regge il confronto, accetta la sfida e ribatte colpo su colpo, impone maggiore fisicità a centrocampo con Rincon e i ripiegamenti di Sturaro, affonda sulle fasce dove Cuadrado e Alex Sandro saltano l’uomo e creano superiorità numerica in fase di ribaltamento d’azione. La partita è maschia, combattuta, veloce. I padroni di casa esercitano un certo predominio territoriale fatto di passaggi di prima intenzione e movimento del pallone in velocità, i bianconeri sviluppano la propria trama in prevalenza sugli esterni, costringendo gli uomini di Sarri ad allargarsi nelle chiusure lasciando liberi gli spazi tra le linee di centrocampo e attacco. All’11esimo è Callejon a sfiorare la marcatura, al termine di un’azione ben costruita sulla sinistra del proprio schieramento d’attacco: il tiro dello spagnolo, da posizione più che favorevole, viene neutralizzato da un grande intervento di Neto. Subito dopo è la Juve a non sfruttare una ghiotta occasione capitata sui piedi di Rincon, che da ottima posizione a tu per tu con Reina sparacchia alto sulla traversa. Botta e risposta, grande agonismo, buon dinamismo: alla manovra in rapidità del Napoli la Juve risponde con personalità e carattere, tanto è vero che al 32esimo passa in vantaggio con Higuain, lesto a girarsi dal limite dell’area e a battezzare l’angolo giusto sul quale Reina in tuffo non arriva.

Si va al riposo sull’1 a 0, la pratica sembra archiviata anche in virtù del fatto che i ritmi forsennati del Napoli calano vistosamente, e insomma il giro palla bianconero appare meno complicato che nei primi venticinque di gara. Tuttavia, dopo otto minuti dall’inizio della ripresa, Hamsik approfitta di un rimpallo favorevole in area di rigore e con un tiro a giro raggiunge il provvisorio pareggio. Con la speranza di riaprire la gara e agguantare almeno i supplementari, gli uomini di Sarri si catapultano in avanti esponendosi alle ripartenze bianconere, e infatti sei minuti dopo la Juve segna ancora. Una discesa di Cuadrado sulla destra crea le condizioni per liberare Higuain all’altezza del dischetto del rigore, il Pipita non sbaglia e confeziona la sua personalissima doppietta nello stadio che l’anno scorso l’aveva visto trionfare come miglior marcatore di tutti i tempi in serie A.

Juventus nuovamente in vantaggio e sfida all’apparenza chiusa, ma Neto al quarto d’ora decide di emulare Donnarumma in Pescara-Milan sbagliando un comodo aggancio nell’area piccola, Mertens ne approfitta e il Napoli pareggia. A quel punto subentra l’insicurezza, i bianconeri smarriscono le distanze tra i reparti, i padroni di casa aumentano i giri del motore e dopo appena sei minuti passano addirittura in vantaggio, per la prima volta nella serata: azione sulla sinistra dello schieramento bianconero, pallone buttato al centro area dove tutto solo Insigne non ha difficoltà a mettere in rete. Al fine di evitare brutte sorprese, Allegri corre ai ripari, sostituisce prima Rincon (generosa la sua prova) con il più esperto Pjanic, in grado di tenere palla e garantire maggiore qualità in mezzo al campo. Poi, richiama in panchina Dybala, in evidente ritardo di condizione, e inserisce Barzagli, passando al più conservativo 3-5-2. Infine leva Sturaro e inserisce Lemina. Al netto delle arrembanti folate offensive del Napoli, nei minuti finali non accade più nulla. Finisce 3 a 2 per i partenopei, e la Juve conquista l’accesso alla finalissima di Coppa Italia contro la Lazio all’Olimpico di Roma.

Alcune riflessioni sono d’obbligo: 1) buono l’approccio alla partita, un po’ meno il non aver saputo congelare il risultato nel momento del doppio vantaggio: una gestione della gara di questo tipo, in Champions League risulterebbe a dir poco fatale; 2) Dybala va recuperato in fretta in vista della doppia sfida col Barça, risultando lontano dalla migliore condizione fisica; 3) Dani Alves ancora troppo lezioso e poco disciplinato tatticamente; 4) sin troppo penalizzante l’assenza di Mandzukic il cui contributo, nella doppia fase, risulta imprescindibile per garantire profondità ed equilibrio alla squadra.

Insomma, tirando le somme, tra il pari di domenica scorsa e il pirotecnico 3 a 2 di stasera, va ricercata una via di mezzo che sappia coniugare la capacità di organizzazione in fase di non possesso e la pericolosità di manovra in proiezione offensiva. Vale a dire, ciò che la squadra ha dimostrato di saper fare fino a prima della sosta per le Nazionali. In tale ottica, il pieno recupero di Dybala, abile nel creare gioco tra le linee, risulta a dir poco fondamentale.

Appuntamento a sabato, quando allo Stadium sarà di scena il Chievo Verona: unico obiettivo la vittoria, per mantenere inalterato il distacco di sei punti dall’inseguitrice Roma.

Poi, sarà solo Juventus-Barcellona!

 

FINO ALLA FINE !!! FORZA JUVE!!!